Groenlandia: una terra che, nell’opinione comune, si descrive per stereotipi. Anche i più negati in geografia (e chi scrive parla per esperienza) la conosce come isola vastissima e quasi priva di presenze umane, dominata dai ghiacci, sovrastata da un orizzonte invariabilmente buio oppure invariabilmente luminoso, solcato da psichedeliche aurore boreali.
Da questi stereotipi alla loro facile conseguenza, il passo è breve: poveri abitanti della Groenlandia, il loro tasso di suicidi giovanili è nettamente il più alto al mondo. Come non capirli, sperduti in una terra gelida e implacabile?
Fin qui, appunto, gli stereotipi. Luoghi comuni dedicati a un luogo non comune, di singolarità e forza tale da accendere nell’artista Piergiorgio Casotti la voglia di conoscerlo e comprenderlo attraverso l’obiettivo fotografico. Per l’emiliano Casotti, “nato” nel mondo della moda e oggi votato al documentario, la fotografia prende le sembianze di strumento per indagare allo stesso tempo il mondo e se stesso, creando un legame indissolubile tra il soggetto dello scatto e l’interiorità di chi lo realizza.
“fotografia: lo strumento per indagare allo stesso tempo il mondo e se stesso, creando un legame indissolubile tra il soggetto dello scatto e l’interiorità di chi lo realizza”.
Con questa filosofia nasce “Sometimes I cannot smile”, il viaggio profondo e personale di Casotti nella vita dei giovani della Groenlandia, proprio quelli che le statistiche identificano come protagonisti mondiali di una fine brutalmente volontaria. Nel suo lavoro prende forma una delicata esplorazione della guerra, intima e silente, che molti ragazzi combattono ogni giorno contro la noia e il vuoto: un “niente” che si concretizza nelle infinite distese grigie di ghiaccio e cielo e che si riflette nell’anima delle persone, legate a una tradizione culturale ormai inadeguata che si fa terreno fertile per la disperazione. Una battaglia drammatica che le giovani generazioni di tutto il mondo in qualche modo riconoscono e condividono, ma che in Groenlandia – complice l’unicità della geografia e della società locali – in molti casi termina in una sconfitta che reclama il più alto dei tributi: quello di centinaia di esistenze acerbe.
Casotti interpreta il proprio percorso di indagine con un approccio che definisce, sorprendentemente, “non fotografico”: una mostra-installazione, sviluppata anche in un photobook e in un film documentario, composta non da semplici fotografie ma dalle lastre delle immagini realizzate per il libro, da fotocopie delle fotografie stesse, da originali interazioni tra parole e musica.
Questo per testimoniare, nelle parole dell’autore, che “una storia può essere potente, può comunicare, può arrivare, anche se non è una perfetta opera d’arte: al centro dell’opera è il concetto di immagine, non di fotografia”. Quell’immagine che, nel lavoro dell’artista, esprime il sorriso mancato di tanti giovani incatenati alla terra degli stereotipi.
“Sometimes I cannot smile”
Reading musicale live
con Piergiorgio Casotti (parole e immagini) e Luciano Bosi (musica)
presso Fonderia 20.9, via XX settembre 67, Verona
www.fonderia209.com
Articolo: Silvia Zanolli Shooting fotografico: Adriano Mujelli e Fonderia 20.9