Marzo 2016, mese delle donne. Donne da festeggiare l’8 marzo, tra mimose e più o meno forzate uscite al femminile, e donne che suscitano riflessioni, sdegno, speranza. Donne come Elisabetta, prima donna a sedere sul soglio di Pietro.
Elisabetta – anzi, Elisabetta I – è la prima donna Papa. Non una papessa, secondo la strada già battuta da letteratura e cinema ispirati all’ottocentesca figura di Giovanna, ma la pontefice di un futuro forse prossimo. Elisabetta è la protagonista di “Sic transit gloria mundi”, ultima fatica di Ippogrifo Produzioni in anteprima nazionale il 4 marzo a Verona.
Una rappresentazione che, pur inserendosi con coerenza all’interno del lavoro eccellente cui Ippogrifo ci ha abituati, risulta nuova e inaspettata: si tratta infatti del primo monologo prodotto da Ippogrifo e dall’autore e regista Alberto Rizzi. Anzi, dal “faber” Alberto Rizzi, che attribuisce il ruolo di “artifex scaenica” a Chiara Mascalzoni, assoluta protagonista della scena.
Elisabetta I è un personaggio di fantasia che si muove in un domani distopico ma non impossibile. Un domani in cui il genere – o, con un termine sociologico oggi particolarmente famigerato, il gender – non è di per sé motivo di preclusione per l’ascesa nella gerarchia ecclesiastica.
La giovane attrice di origine veneta veste i panni solenni della prima donna Papa della storia: una storia che deve ancora essere scritta, poiché Elisabetta I è un personaggio di fantasia che si muove in un domani distopico ma non impossibile. Un domani in cui il genere – o, con un termine sociologico oggi particolarmente famigerato, il gender – non è di per sé motivo di preclusione per l’ascesa nella gerarchia ecclesiastica. Da questa premessa prende le mosse un sorprendente monologo fanta-storiografico che scava con grazia e potenza nelle radici storiche, teologiche e religiose che affidano alle donne un ruolo subordinato non solo nella Chiesa, ma anche nel contesto laico.
Le parole di Elisabetta non si limitano a riflettere sul tabù moderno del sacerdozio femminile, ma si concentrano sui tre argomenti su cui poggia l’intero spettacolo: il ruolo della donna nel passato della Chiesa, la biografia inventata della prima Papa e infine una storia alternativa e possibile della Chiesa attraverso le donne.
Le parole di Elisabetta non si limitano a riflettere sul tabù moderno del sacerdozio femminile, ma si concentrano sui tre argomenti su cui poggia l’intero spettacolo: il ruolo della donna nel passato della Chiesa, la biografia inventata della prima Papa e infine una storia alternativa e possibile della Chiesa attraverso le donne. Una vera e propria indagine tra secoli di pregiudizi all’ombra dell’altare e nella più ampia cultura occidentale: un lavoro corposo nato da anni di studi, letture, confronti e ricerche, tradotto oggi da Alberto Rizzi in un “one-woman show” pieno di freschezza e passione, condotto con uno stile registico irriverente e fulminante.
Il risultato è una critica profonda, surreale ed estremamente originale, al maschilismo del mondo cattolico, vibrante in una potente voce femminile.
Il risultato è una critica profonda, surreale ed estremamente originale, al maschilismo del mondo cattolico, vibrante in una potente voce femminile: ascoltandola tratteggiare un panorama immaginifico e al contempo innegabilmente plausibile, sarà difficile continuare ad accettare come ovvio il genere maschile della guida spirituale che ispira tanta parte del pianeta. Con la promessa al pubblico di una nuova consapevolezza più che mai consona all’8 marzo, con buona pace delle mimose.
DATE E LUOGHI:
“Sic transit gloria mundi” di Alberto Rizzi e Ippogrifo Produzioni
in anteprima nazionale venerdì 4 marzo 2016 alle ore 21.00,
Teatro Camploy, Via Cantarane 32, 37121 Verona,
nel contesto della rassegna “L’altro Teatro”.
www.ippogrifoproduzioni.com
Articolo: Silvia Zanolli Contributi fotografici: Ippogrifo Produzioni