Nevercrew è il duo di street artists composto da Christian Rebecchi e Pablo Togni. Si occupano di arte urbana, illustrazione, grafica, scultura, toys art. Scopriamoli in questo articolo.
Se qualcuno vi raccontasse che è possibile vedere un gruppo di balene avvolte in un lenzuolo, a grandezza quasi naturale, nel bel mezzo del centro della città, ben pochi di voi ci crederebbero. Eppure è tutto vero. Si tratta dell’opera Ordering Machine che si trova a Grenoble, opera del duo Never Crew.
Christian Rebecchi e Paolo Togni lavorano insieme dal 1996 in Svizzera, ma il loro lavoro si può trovare ormai in moltissimi Paesi del mondo: in USA, in centro America, in Asia, in Nuova Zelanda e, soprattutto, in Europa. Il loro campo è quello della street art, a cui si approcciano principalmente dal punto di vista pittorico e narrativo. Utilizzano diverse forme di espressione: illustrazione e grafica, ma anche scultura, video e fotografie.
Con la loro arte uniscono elementi opposti tra loro che nelle loro opere conversano e provocano, nello spettatore che casualmente le vede, sensazioni piuttosto difficili da suscitare nella maggior parte delle persone. Lo scopo del loro lavoro è quello di stimolare la partecipazione attiva delle persone nella definizione stessa delle loro opere. Riescono a farlo creando un contrasto molto forte tra quello che scelgono come soggetto dell’opera e il luogo in cui viene poi applicato, spesso il muro di un edificio cittadino.
Intendono rendere l’uomo cosciente che il suo comportamento sta avendo effetto sull’ambiente e sulla natura e che non può più chiudere gli occhi o guardare da un’altra parte. Così, opere che in un primo momento possono sembrare gioiose e divertenti, con colori sgargianti e soggetti viventi, immediatamente subiscono una trasformazione nella mente di chi guarda e acquisiscono un significato del tutto diverso.
Proprio per ottenere questa discrepanza tra significante e significato, tra i loro soggetti più utilizzati possiamo vedere orsi e balene. Spesso i soggetti viventi hanno un valore simbolico ed evocativo, come la balena. Essa è spesso parte di un immaginario collettivo e richiama a elementi come la grandiosità, la libertà. Quando Never Crew, però, copre le balene con lenzuoli, o le posiziona come se fossero in una spirale (Cluster n.3), o le rappresenta come se fossero divise in parti (Disposin Machine) dà un taglio preciso al significato che vuole dare all’opera. Stessa cosa fa con gli orsi, quando, per esempio, li ricopre di una sostanza nera che non può che richiamare il petrolio, l’inquinamento e lo sfruttamento della natura (El oso plateado and the machine).
In questo modo, chiunque veda casualmente una loro opera, magari passando a fianco di un edificio e alzando lo sguardo, anche senza una contestualizzazione spiegata dagli artisti, capisce immediatamente ciò che sta guardando e, probabilmente, il significato dell’opera stessa.
Togni e Rebecchi, gli ideatori di Never Crew, dopo il liceo artistico hanno frequentato un corso presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e, anche se la loro sede è in Svizzera, sono tornati spesso in Italia per creare opere importanti commissionate da diversi enti pubblici e privati.
Si possono vedere alcuni dei loro lavori a Torino, come Fade, opera creata nel 2019 a proposito del tema della produzione e del consumo responsabile, o come Black Machine, opera realizzata nel 2015 in collaborazione con il Teatro Colosseo.
Anche se non hanno mai specificato perché hanno scelto il nome Never Crew, avendo spiegato soltanto in alcune interviste che è come un nome dato da un genitore al proprio figlio prima di conoscerlo, alla luce delle loro opere viene spontaneo pensare che, in qualche modo, possa avere a che fare con la Never Land di Peter Pan, l’isola che non c’è, un luogo in cui si va quando non si vuole crescere, non si vuole diventare adulti, intendendo l’età adulta come età della tristezza, del compromesso, della negatività. In questo senso, forse, loro vogliono essere esterni a questi concetti, rimanendo puri, diventando così portatori di valori quasi dimenticati.
Never Crew, cerca di far rimanere costantemente impresso l’impatto che l’uomo sta avendo sul mondo, mantenendo uno stile che si insinua nella vita quotidiana, in modo poco aggressivo, ma sicuramente invasivo, nel momento in cui l’occhio cade su uno dei loro lavori. Le sue opere sono esteticamente belle, interessanti, perciò viene spontaneo volerle vedere, ma allo stesso tempo, essendo collocate in edifici qualsiasi delle città, non se ne può mai scappare. Non si può scegliere di non vederle, di non sapere che ci sono, e sono lì per ricordarci quali sono le nostre responsabilità.
Articolo: Caterina Fava