Mi piacerebbe parlare di “Nord-Est” senza cadere nei più abusati luoghi comuni. Vorrei parlare di storie, vissuti, uomini e donne che esulino dai cliché che costringono ad accennare a termini quali “crisi economica”, “locomotiva del Paese” e via dicendo. L’occasione migliore per iniziare a farlo mi capita incontrando chi, per convinzione, determinazione ed una sana dose di follia, ha preso una decisione audace e al contempo temeraria: produrre esclusivamente in Italia. Il coraggioso ha nome e cognome: Maurizio De Marchi
La storia professionale di Maurizio De Marchi potrebbe confondersi con migliaia di altre del settore imprenditoriale del Triveneto: laurea in economia e commercio, un lavoro solido e ben retribuito come commerciale estero in una realtà imprenditoriale tessile di marchi blasonati quali Cerruti e Moncler, nel 2005 decide di dedicarsi all’azienda familiare, con l’intenzione di portarla ad abbandonare le lavorazioni conto terzi e trasformarla in un brand di articoli di pelletteria di lusso.
Maurizio De Marchi ci accoglie nel laboratorio produttivo dell’azienda, Mariella Martinato, nel centro di Trebaseleghe, non molto lontano da Padova.
Cosa c’è alla base di una scelta decisamente non conservativa come quella di abbandonare clienti e fatturati consolidati e avventurarsi nel mercato del tessile di lusso?
La verità? Ogni scelta comporta l’accettazione di una certa percentuale di rischio. Eravamo consapevoli che da lì a qualche anno il mercato della moda avrebbe costretto i grossi marchi ad ulteriori delocalizzazioni all’estero della produzione. Ha prevalso la nostra ambizione e l’istinto di sopravvivenza. Allo stesso tempo eravamo consapevoli che, per quanto fossimo bravi a produrre, lanciarci a proporre un monoprodotto nel settore del tessile e della pelletteria sarebbe stato un rischio troppo grande, con ingenti investimenti senza una concreta possibilità di successo.
Abbiamo deciso perciò di non scendere a compromessi e ci siamo specializzati nella produzione artigianale di oggetti di lusso. Il primo investimento, del quale ancora sono orgoglioso, è stato quello di acquisire un’impresa artigianale dedita alla lavorazione del corno di bue al quale affiancare la nostra esperienza nella lavorazione delle pelli. Sono passati solo dieci anni, ma mi sembra un’era geologica fa se penso a quello che siamo in grado di realizzare oggi.
Cosa ha portato un decennio di attività in termini di esperienza acquisita nel tuo lavoro?
La consapevolezza che, senza innovazione ed intuito, non si va da nessuna parte. Se avessimo semplicemente continuato a ripetere quanto prodotto negli anni precedenti, ora non saremmo qui a parlarne. Se da un lato la mia estrema fiducia nelle nostre capacità mi ha portato a rifiutare ogni compromesso, continuando così a lavorare con gli artigiani locali, dall’altro questa scelta ha comportato un girovagare tra l’Italia e l’Europa alla ricerca continua di collaborazioni sia con realtà di nicchia sia con aziende prestigiose e affermate, che ci permettessero di rinnovare le nostre collezioni mantenendo la qualità a livelli superiori alla media.
Ad oggi noi realizziamo borse da viaggio, accessori per la cura del corpo sia uomo che donna e complementi d’arredo per alberghi di categoria superior. Non esiste una produzione in serie: ogni oggetto, dalla spazzola in corno di bue ai pennelli da barba in radica, dalla scatola portagioie con copertina in ardesia ad intarsio e interno in tessuto Fortuni, allo spazzolino da denti con manico in corno, è realizzato a mano e quindi personalizzabile secondo il desiderio dell’acquirente.
Tra le varie collaborazioni mi piace ricordare l’accordo con Swarovski, di cui utilizziamo i cristalli per impreziosire alcune delle nostre linee di prodotti per la cura del corpo; forse uno dei più classici esempi di come esistano ancora colossi in grado di riconoscere l’eccellenza anche nelle imprese artigianali.
«Se si vuole trasmettere l’emozione e l’unicità di uno stile italiano dobbiamo rinunciare a qualunque compromesso. Per questo affido la lavorazione dei miei prodotti solo ad artigiani qualificati».
Questa concezione di unicità di prodotto si riflette anche in altri aspetti del tuo lavoro?
Deve essere così. Ci siamo posti l’obiettivo di affermarci nel segmento del lusso. Se vogliamo trasmettere l’emozione e l’unicità di uno stile italiano dobbiamo rinunciare a qualunque compromesso. Per questo affido la lavorazione dei prototipi, così come le commesse, solo ad artigiani qualificati. Quello che, per ovvi motivi logistici, non si riesce a produrre nel nostro laboratorio viene realizzato da altri artigiani italiani qualificati. Ad esempio, per realizzare la linea di spazzolini con manico in ottone galvanizzato in oro, ho stretto da anni una collaborazione con diversi orafi vicentini. O come la lavorazione della radica per le scatole portagioie: in quel caso mi affido ad artigiani cremonesi, forse i migliori al mondo in questo campo. La stessa filosofia la perseguo per i materiali: per realizzare la linea di borse da viaggio in pelle, ad esempio, mi rivolgo alle concerie toscane: solo in quelle zone si trovano pelli di bufalino con conciatura vegetale. Ecco cosa intendo quando ti parlo della qualità che voglio per le mie collezioni.
Chi si occupa del design delle nuove collezioni?
Il sottoscritto insieme a due architetti specializzati nell’interior design. Forse la cosa potrebbe stupire, ma ho sperimentato sulla mia pelle che chi si occupa di design in questo settore, pur vantando esperienze decennali, molto spesso ha esaurito la propria forza creativa limitandosi a ripetere ciclicamente modelli già visti senza aggiungere alcunché di innovativo. A mio parere, designer provenienti da altri campi potranno anche sbagliare nel breve periodo, ma hanno quella freschezza di idee e punti di vista differenti che sono preziosi per l’evoluzione delle linee di prodotto.
«ho sperimentato sulla mia pelle come molto spesso chi si occupa di design in questo settore vantando esperienze decennali ha esaurito la propria forza creativa, LIMITANDOSI a ripetere ciclicamente modelli già visti, senza aggiungere alcunché di innovativo».
Il fatto di partire da un paese di provincia, per quanto al centro di un distretto manifatturiero d’eccellenza, può rappresentare un handicap rispetto ad altri marchi e rispetto ai buyer internazionali?
Se dovessi risponderti da un punto di vista di mera logica commerciale, avere la sede in un piccolo paese di provincia può rappresentare uno svantaggio. Ma per la nostra filosofia non esiste luogo migliore dove mantenere le nostre produzioni e conservare la nostra identità. Qui si trovano gli artigiani con le professionalità indispensabili a mantenere altissima la qualità delle lavorazioni. Uno spostamento verso città commercialmente più appetibili, come Milano ad esempio, snaturerebbe i rapporti che abbiamo instaurato con fatica in questi anni di collaborazione. Oltretutto, finalmente sta crescendo una nuova generazione di giovani interessati a studiare e ad apprendere quei mestieri che sembravano ormai a rischio estinzione. Quindi no, non ci sposteremo dalle nostre zone.
E, ad essere sinceri, la soddisfazione di vedere buyer importanti nel settore del lusso raggiungere un piccolo paese del padovano per toccare con mano il nostro campionario e i nostri materiali non ha pari con nessuna sede prestigiosa in qualunque parte del mondo.
Maurizio De Marchi, Fashion Designer per Mariella Martinato: →www.martinato.com
Shooting fotografico: Susanna Sfilio