«Vivere è la cosa piu rara del mondo, molta gente esiste e basta». La citazione di Oscar Wilde ricalca con precisione lo spirito di Pippa Bacca, artista milanese protagonista del libro di Giulia Morello “Sono innamorata di Pippa Bacca. Chiedimi perché” di recente pubblicazione.
Chiamata al secolo Giuseppina Pasqualino di Marineo, nata a Milano il 9 dicembre 1974 da una nobile e anticonformista famiglia, e uccisa a Gebze (Turchia) ad una cinquantina di km a sud est di Istambul il 31 marzo 2008 durante la performance artistica Brides on Tour. Fin dagli esordi Pippa percorre la strada dell’arte performativa: la trasformazione degli oggetti in altri oggetti, utilizzando semplicemente un paio di forbici. Anticonformista anche nel modo di vestire, si spostava solo in autostop, lavorava part time in un call center per finanziare i suoi progetti artistici e aveva già all’attivo diverse mostre.
«Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita senza mai scalfire la superficie dei luoghi né imparare nulla dalle genti appena sfiorate. Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare». E così è Bride on Tours, l’ultima performance dell’artista conclusasi tragicamente. Un lungo viaggio attraverso i Balcani appena usciti dalla guerra. Portare il vestito da sposa a vivere, a consumarsi nel viaggio. L’idea nasce da un matrimonio di un’amica, dal notare la caducità di un abito che diventa importantissimo per un giorno e poi dimenticato; Pippa lo trasforma in testimone di un messaggio di amore e pace. Amore che verrà sublimato con l’omaggio della lavanda dei piedi alle ostetriche incontrate attarversando i Balcani. Donne che danno la vita in posti dove la vita viene uccisa. Vita e morte come unicità. Una dicotomia sempre presente: quella della doppiezza della realtà, della sua essenza.
«Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita senza mai scalfire la superficie dei luoghi ne’ imparare nulla dalle genti appena sfiorate. Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare».
Disegnato dal designer Massimo Facchin, il vestito era pensato per essere il protagonista assoluto. Pippa lo deve portare solo in viaggio. Il velo è a due strati per asciugare i piedi alle ostetriche che si incontrerranno nel viaggio. Lavanda come simbolo di rispetto e omaggio. La gonna fatta di undici petali ad indicare il numero dei Paesi da attraversare. Le scarpe volutamente con il tacco: come simbolo di femminilità ma scomode, come a significare che essere donna e madre costituisce un cammino faticoso e solo con il cammino si può costruire la pace.
Nipote d’arte, dissacrante come lo zio Piero Manzoni, morto anche lui giovanissimo, Pippa Bacca trasforma in un radicalismo estremo la sua vita.
La madre Elena Manzoni ci dice che tutto quello che faceva veniva stravolto dalla sua fantasia, reinterpretato in una dimensione sempre più ampia. “Se anche solo toccavo un suo oggetto esclamava «Ecco, non è più lo stesso». Aveva da sempre l’intuizione che quello che appare non è, fino a che non vive in un’altra dimensione entrando nel decontestualizzato”.
Esprimiamo forse meglio l’arte di Pippa con un pensiero dello zio Piero Manzoni, morto anche lui giovanissimo e conosciuto ai più come l’autore della «Merda d’artista».
«Capita spesso di sentire di qualcuno che non comprende l’arte contemporanea, ma ama quella del passato; questo nasce da un equivoco fondamentale nei confronti dell’arte stessa e si può essere sicuri che le persone che così parlano non capiscono nulla né dell’arte del passato, né di quella contemporanea. Poiché, intendiamoci bene, comprendere un quadro o comunque un’opera d’arte non vuol dire capirne il soggetto, ma assumerne il significato».
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La vita trasformata in un radicalismo estremo e chi ha il privilegio di farne parte viene risucchiato nella performance che è la vita stessa. Osservando le opere raccolte in Green e Surgical Mutation, Pippa Bacca con giocosità affronta i temi filosofici di sempre: essere o non essere.
Le foglie che sono naturali, vive, sottoposte a una mutazione chirurgica o incorniciate, diventano artificiali, come trasformate. Perché questa sottile tragicità in un elemento tanto naturale e poetico quanto è una foglia?
Le opere di Pippa sono insieme dolci, serene, liriche a un primo sguardo, ma con le mutazioni chirurgiche quella presunta idillicità si trasforma in dramma. La trasformazione delle foglie come dicotomia tra sostanza e apparenza, tra positivo e negativo.
Pippa Bacca ha incarnato l’intellettuale che in una società bloccata in un fermo immagine narcisista, non può che essere ironico per scuotere, svegliare, sorprendere.
In tutti i suoi lavori si rileva una mutazione dissacrante, ironica. Un’ironia che è solo femminile e nella letteratura è propria di Simone De Beauvoir oppure di Virginia Woolf. Ironia come sopravvivenza, come trasformazione in un mondo dettato da leggi maschili. Ecco, dunque, una continua reinterpretazione concettuale, un lavoro proprio dell’intellettuale con giochi di parole taglienti che difendono come armi la purezza dell’intimo pensiero, del concetto, la cui espressione viene affidata al mondo liberato dagli schemi con le forbici che puliscono da interpretazioni convenzionali o scontate. Dimostrando così quanto le definizioni e i concetti stabili siano labili.
Pippa Bacca ha incarnato l’intellettuale che, in una società bloccata in un fermo immagine narcisista, non può che essere ironico per scuotere, svegliare, sorprendere. Un architetto di nuove vie di fuga, un’innovatrice, una progettista di scenari inediti.
Articolo: Giovanna Dall’Ora Contributi fotografici: www.pippabacca.it