Marco Filios e Alessandro Fontanesi, Anvil Motociclette: derapare con stile

“San” Marco Filios e Alessandro “Phonz” Fontanesi, in arte Anvil, sono designer appassionati di moto, ma non sono semplici customizzatori. Scopriamo la loro storia.

 

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Nel loro quartier generale milanese si respira attenzione per tutto ciò che ha una storia, un’allure che solo il tempo riesce a dare alle cose. Una sensibilità che si accorda benissimo alla Milano che li ha accolti. Ma si percepisce ovunque anche il loro amore genuino per i motori, da – inconfondibili – emiliani. E come tali, “San” Marco Filios e Alessandro “Phonz” Fontanesi, in arte Anvil, hanno sempre avuto chiaro che certe passioni sono impossibili da scalfire, sono roba tosta, che resta dentro. Per questo quello che riassume il cuore del loro sodalizio in un’immagine è un’incudine. Un’incudine trafitta da una freccia, tanto leggera e dinamica, quanto l’incudine è solida, densa.

 

Iniziato come un progetto di customizzazione a partire da moto di serie degli anni ’70 e ’80, Anvil si è negli anni sviluppato in un laboratorio che ha come obiettivo infondere una personalità “classica” anche a moto e automobili recenti e recentissime. Per poi innamorarsi, lungo la strada, della semplicità ed essenzialità del flat track.

E proprio a fianco di Pakelo, Anvil vivrà nei prossimi giorni il brivido di una delle gare più intense e divertenti del panorama europeo: “El Rollo”, la flat track race che anche quest’anno verrà disputata a Biarritz, nel corso del leggendario Wheels & Waves, l’appuntamento di riferimento per chi ama moto speciali, tavole da surf, design e ovali di terra battuta.

 

 

Marco e Alessandro, come definireste il vostro lavoro?

Alessandro: «Noi ci definiamo dei designers appassionati di motori».

Siete amici di lunghissima data, quando è nato il vostro progetto nel mondo delle moto?

Alessandro: «Abbiamo fatto insieme le scuole superiori a Parma. Poi abbiamo proseguito entrambi gli studi a Milano. Solo dopo i 20 anni abbiamo capito che avremmo potuto costruire qualcosa di grande insieme!».

Naturalmente essendo emiliani avrete dei ricordi d’infanzia legati alla vostra passione per i motori…

Marco: «Certo! Il mio primo ricordo legato al mondo delle moto risale a quando avevo due anni. Mio nonno mi regalò una Vespa rossa, elettrica. Appena l’ho ricevuta, ci sono andato giù dai gradini di casa. E l’ho rotta. Subito!».

Alessandro: «I miei ricordi più vividi sono legati a mio padre, che negli anni ’70 era un pilota di motocross. Un vero ribelle. Quando ero piccolo, a casa dei nonni, amavo andare nella sua vecchia cameretta, e osservare le foto delle sue gare appese alle pareti…».

A guardarvi sembra che di cose in comune ne abbiate davvero tante.

Alessandro: «Sì, ma anche se sembriamo assomigliarci, in realtà siamo completamente diversi. E proprio questa è la nostra forza, qualcosa che ci permette di risolvere qualunque problema molto velocemente».

Qual è l’essenza della vostra filosofia e come nascono i vostri progetti?

Marco: «La nostra autentica passione è quella di ricercare, sempre. Ricercare storie, ispirazioni. Per poi reinterpretare il passato in chiave moderna. È così che nascono le nostre idee…»,

Alessandro: «Sì, perché per noi un oggetto ha stile quando ha: storicità, funzionalità e unicità. Per questo si può dire che il nostro lavoro è proprio quello di “impiantare” lo stile classico in oggetti moderni. Insomma, dargli un’anima, un calore che prima non avevano!».

Il vostro lavoro va oltre la semplice customizzazione, investe tutto ciò che ci sta intorno, sconfinando nel lifestyle.

Marco: «Sì, ci piace trasmette una vero e proprio stile di vita, un modo di vedere le cose, un gusto. D’altronde oggi il mondo del motociclismo non è più associato all’idea di “ribellione”” Al contrario, per il settore della moda è fonte di inesauribile ispirazione e creatività».

 

Quali sono le cose più strane e divertenti che possono capitare, nel vostro lavoro?

Marco: «Ecco, durante un contest di customizzazione, ad esempio, abbiamo dovuto recuperare in tempi record un mezzo da cui ricavare una special, e nel giro di qualche ora ci siamo ritrovati con un sidecar che proveniva dalla Moldavia… bucherellato da proiettili. Diciamo che facendo quello che facciamo, non ci si annoia mai. Ti ricordi, Phonz, quella volta che mi ha preso fuoco la moto in pista?».

Alessandro: «Altro che! È stata colpa mia!».

Come vi siete avvicinati al flat track?

Alessandro: «Ci siamo approcciati a questo mondo proprio come avevano fatto i pionieri! Senza avere le moto giuste ci siamo buttati in un campo e abbiamo cominciato a derapare!».

 

 

Cosa si prova negli istanti immediatamente precedenti alla partenza, in una gara di flat track?

Marco: «Il mio cervello in quei momenti è completamente azzerato, tutto è rivolto a un solo scopo: partire prima di tutti gli altri».

Alessandro: «Dentro di me c’è un inferno di emozioni. E allo stesso tempo mi estraneo completamente da me stesso: è come se in griglia di partenza ci fosse qualcun altro».

 

Come descrivereste il piacere di fare un buon “traverso” sull’anello di terra di battuta?

Marco: «Un buon traverso è la perfezione, è come riuscire a disegnare un cerchio a mani nude. Che è quasi impossibile! Però quando ti riesce… pensi proprio “wow, ce l’ho fatta!”».

In cosa vi sentite vicini a Pakelo?

Alessandro: «Sicuramente quello che ci rende affini sono i valori. E poi entrambi partiamo da una materia prima che può sembrare semplice, ma che ci permette di creare qualcosa di unico».

 

Marco: «Proprio per questa affinità abbiamo deciso di intraprendere con Pakelo un vero e proprio viaggio. Un’avventura che ci porterà a Biarritz, per correre a “El Rollo”, durante l’edizione 2019 di Wheels & Waves».

Cosa rende questo appuntamento così eccitante?

Alessandro: «Potremmo definire “El Rollo” la gara di flat track più cool d’Europa. E sicuramente anche la più spettacolare. Perciò… Preparatevi a partire!».

 

 


Articolo: Silva Fedrigo  Shooting fotografico: Lorenzo Morandi  Videomaking: Lenny Pellico