Vittoriano e Gianfranco Guareschi sono i titolari di Guareschi Moto, l’officina Moto Guzzi alle porte di Parma fondata dal padre Claudio cinquant’anni fa. Una storia di famiglia che vi raccontiamo in questa righe.
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Non è facile lavorare a stretto contatto con un famigliare, nonno, zio o sorella che sia. Ma se la famiglia si trasforma in un vero team, in una squadra che gira con ingranaggi perfettamente oliati, allora può sprigionare una forza e una solidità davvero stupefacenti. Questa è la storia della famiglia Guareschi, stirpe con un DNA guzzista da due generazioni, e punto di riferimento di estimatori dell’aquila di Mandello da ogni parte d’Europa, che qui trovano molto più di quello che normalmente offre un concessionario: meccanica certosina, pezzi introvabili, autentico amore per i modelli d’epoca.
E tanta, tanta passione per le corse. Una vita votata interamente a un marchio, alla sua storia. Che oggi Vittoriano Guareschi e Gianfranco Guareschi, figli di Claudio, fondatore dell’azienda, stanno facendo rivivere in pista con risultati che Moto Guzzi non vantava da tempo.
Nella loro sede di Parma si respira il senso più autentico dell’espressione “tradizione contemporanea”: dal magazzino colmo di ricambi rari o rarissimi, ai ritratti delle moto e dei piloti che 60 anni fa portarono Moto Guzzi sull’Olimpo del motociclismo, fino ai banchi dell’officina coi nuovissimi progetti per la pista e all’area dedicata alla vendita, passato, presente e futuro si mescolano senza soluzione di continuità. È qui che li abbiamo raggiunti per farci raccontare questo loro specialissimo affare di famiglia delle due ruote.
Allora: chi sono i fratelli Guareschi?
Gianfranco: «Io sono Gianfranco Guareschi, ho 43 anni, sono il fratello minore di Vitto, e mi sono sempre diviso tra l’attività di pilota e quella di meccanico, qui nell’officina di famiglia». |
Come avete mosso i primi passi in questo mondo?
Vittoriano:
«Ah, la passione per la moto è nata nel grembo di mia mamma, la nostra famiglia si è sempre spostata su due ruote. La mia vita È moto: ci corriamo, ci lavoriamo, e quando siamo a casa… ci pensiamo anche!».
Gianfranco:
«Io e lui da piccoli ci addormentavamo qui, in officina, da nostro padre: con tutto l’odore di benzina che abbiamo respirato era difficile che diventassimo due calciatori!».
Parlateci del vostro indissolubile rapporto con Moto Guzzi e con la sua storia.
Gianfranco:
«La prima moto che abbiamo visto in vita nostra era una Moto Guzzi! E tutte le prime moto su cui abbiamo lavorato erano ovviamente Moto Guzzi. Questo è più che essere semplicemente un concessionario, è una questione di vero amore! D’altronde, la prima cosa che nostro padre ci ha insegnato è lavorare accanto alle moto, perché – diceva – il cuore di una concessionaria è la riparazione, non la vendita».
Vittoriano:
«Una storia che ci raccontava nostro padre per farci capire da chi era fatta la Moto Guzzi degli inizi è quella della spedizione a Capo Nord con la famosa Norge, nel 1928. Giuseppe Guzzi, fratello di Carlo, appena partito per questo viaggio, a 300 metri dalla fabbrica, bucò la gomma. E se la cambiò da solo, come se fosse a centinaia di chilometri dalla fabbrica. Questo era per farci capire che chi aveva creato la Moto Guzzi era innanzitutto un motociclista, al pari degli altri. Per questo era importante fare una moto per tutti».
Tutta questa vostra dedizione nel lavoro meccanico porterà anche grandi soddisfazioni, no?
Gianfranco:
«Sì, vi racconto una bella cosa che ci è successa. Un austriaco di passaggio si è fermato qui da noi perché aveva un problema a un V11. Noi glielo abbiamo sistemato e gli abbiamo suggerito di intervenire su alcune altre cose. In più, gli abbiamo fatto anche un intervento senza dirglielo. La sera, una volta arrivato a destinazione, ci ha telefonato e ci ha detto: “ma la moto è la stessa o me ne avete data un’altra??” (ride)».
Qual è la Moto Guzzi del passato per voi più sorprendente?
Vittoriano:
«Le Moto Guzzi degli anni ’30, ’40, ’50, sono state secondo me tutte moto molto sorprendenti. Quella che però mi fa più emozionare è il “Galletto”, la moto dei preti! Una moto davvero per tutti. Ma con una tecnologia avanzatissima per quegli anni».
Gianfranco:
«Era una moto popolare, che costava davvero poco, ma aveva già il monobraccio. Pensa come erano avanti».
Come è nata la passione per le corse?
Gianfranco:
«La passione per le gare è venuta naturalmente, perché da bambini andavamo in camion con nostro padre che faceva correre una Moto Guzzi in pista. Ricordo che Vittoriano da piccolo era sempre pieno di scottature perché montava sulla moto con le marmitte ancora calde e si bruciava… Poi per me che sono più piccolo, era facile: vedevo lui che correva ed era un pilota forte ed è stato naturale dire “corro anch’io”.
Raccontateci le emozioni provate del campionato italiano endurance in cui avete sbaragliato tutti!
Vittoriano:
«Abbiamo deciso di fare il campionato endurance perché volevamo rimettere in pista la moto con cui nostro padre aveva fatto correre un pilota negli anni ’80. L’avevamo restaurata e rimessa a nuovo, ma ci siamo detti che dovevamo farle anche rivivere il brivido della pista. Questa moto non aveva mai vinto una gara, prima. Dunque per noi era ancora più importante portarla alla vittoria. E così è stato».
Restiamo sulle piste. Dalla vostra lunga esperienza nelle corse è nata un’idea con cui avete messo in campo tutta la vostra creatività: il kit da corsa. Che cos’è?
Vittoriano:
«Tanti nostri amici e clienti che correvano in pista con delle Moto Guzzi avevano bisogno di una moto da corsa al passo coi tempi. E così abbiamo messo insieme tutta la nostra esperienza nelle competizioni sulle Moto Guzzi e la nostra conoscenza di cosa serve oggi per andare davvero forte, e abbiamo realizzato in 7 mesi circa questo kit che trasforma i modelli del big block degli ultimi 10 anni di Moto Guzzi in vere moto da corsa.
Chiunque può montarselo in cantina. Comprende un telaio, un serbatoio, le carene… e funziona! Gianfranco ci ha fatto una gara e l’ha vinta!».
Gianfranco:
«Non ci andava giù quest’idea che la Guzzi è lunga, pesante, non si volta… Stavolta riusciamo a fare cambiare idea a un sacco di gente!».
Vittoriano:
«Poi ci sono ancora tante idee da sviluppare ancora, il kit è appena nato, ma non ne posso ancora parlare, sennò Gianfranco poi mi sgrida».
Gianfranco:
«Ragazzi, lui è un vulcano, bisogna tenerlo fermo. Ha troppe idee! In una moto ci vuole un motore e un freno. Io sono il freno!».
Diteci, come è nata la vostra collaborazione con Pakelo?
Gianfranco:
«La collaborazione è nata dieci anni fa, quando siamo andati negli Stati Uniti a correre con l’MGS. L’olio che usavamo aveva dei problemi e Pakelo è riuscita a fare un olio specifico per la nostra moto che è andato benissimo. Quando troviamo un’azienda che lavora con la nostra stessa mentalità, beh, allora ci attacchiamo e non ci stacchiamo più. Ci innamoriamo! Poi abbiamo anche vinto… Direi che andata proprio bene».
Cosa vi rende affini a Pakelo?
Vittoriano:
«Quello che ci rende affini è certamente la passione. L’anno scorso siamo andati a visitare l’azienda e abbiamo avuto modo di vedere dove creano e mettono a punto i prodotti, i banchi prova dove si testano i cambi della Formula 1… E il lavoro delle persone trasudava veramente passione! Anche noi siamo così, facciamo le cose perché ci piace farlo!».
C’è una filosofia, un pensiero che vi descrive?
Gianfranco:
«il nostro motto, Vitto…?».
Vittoriano:
«Volere bene alle moto dei nostri clienti… come se fossero le nostre!».
Articolo: Silva Fedrigo Shooting fotografico: Lorenzo Morandi Videomaking: Lenny Pellico